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COMMERCIALISTI IN ALLARME! FINITI GLI AIUTI, A RISCHIO 370MILA MICRO IMPRESE

2 Luglio 2021

Nel 2022 più di 371mila imprese non fallibili potrebbe trovarsi in grave difficoltà, con il rischio di lasciare a casa 445mila lavoratori. 

Questa stima emerge dall’«Indagine sull’impatto della pandemia sulle imprese non fallibili» fatta dalla Fondazione nazionale dei commercialisti. Un numero impressionante, il 29,3% dei soggetti non fallibili in attività, che in tutto sono 1,27 milioni (esclusi i professionisti e gli enti non commerciali). 

Il sondaggio, realizzato su 1366 iscritti alla categoria professionale per valutare l’impatto della crisi pandemica su questa realtà, secondo il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Massimo Miani mostra come, sebbene attualmente la situazione di difficoltà sia ancora sotto controllo, una prima ondata di insolvenze potrebbe generarsi nella seconda metà del 2021, per poi dilagare nel corso del 2022 e negli anni seguenti. «Quando la “bolla” degli aiuti governativi esploderà – sottolinea Miani – la situazione potrebbe degenerare con conseguenze economicamente disastrose». 

Nel 2022 più di 371mila imprese non fallibili potrebbe trovarsi in grave difficoltà, con il rischio di lasciare a casa 445mila lavoratori. 

Questa stima emerge dall’«Indagine sull’impatto della pandemia sulle imprese non fallibili» fatta dalla Fondazione nazionale dei commercialisti. Un numero impressionante, il 29,3% dei soggetti non fallibili in attività, che in tutto sono 1,27 milioni (esclusi i professionisti e gli enti non commerciali). 

Il 12,4% degli intervistati ha dichiarato di non avere imprese in difficoltà, per il il 40,7% le imprese in difficoltà sono meno del 24%; sono invece tra il 25% e il 50% per il 27,6% del campione; la percentuale di chi ha tra il 50% e il 75% delle imprese in crisi è il 10,9%, e tra il 75% e il 100% il restante 8,3%. 

Il 90,9% degli intervistati ha dichiarato che nessuna impresa cliente ha fatto ricorso a procedure di composizione della crisi da sovraindebitamento e di liquidazione previste dalla legge n. 3/2012; per il 6,7% vi ha fatto ricorso meno di un’impresa su quattro. 

Il sondaggio, realizzato su 1366 iscritti alla categoria professionale per valutare l’impatto della crisi pandemica su questa realtà, secondo il presidente del Consiglio nazionale dei commercialisti Massimo Miani mostra come, sebbene attualmente la situazione di difficoltà sia ancora sotto controllo, una prima ondata di insolvenze potrebbe generarsi nella seconda metà del 2021, per poi dilagare nel corso del 2022 e negli anni seguenti. «Quando la “bolla” degli aiuti governativi esploderà – sottolinea Miani – la situazione potrebbe degenerare con conseguenze economicamente disastrose». 

Per i commercialisti, infatti, un elevato campione di imprese versava in situazioni di crisi già prima di essere travolta dall’ondata pandemica, il che rende ancor più verosimile ipotizzare un aumento delle insolvenze una volta che le misure di sostegno – che hanno tenuto in vita anche le realtà già deteriorate – verranno allentate. 

In particolare il 61,7% dei commercialisti del campione dichiara che il 25% e più delle loro imprese clienti ha subito una perdita di fatturato superiore al 30% nel 2020; se però si guarda più nel dettaglio questa percentuale è pari al 57,2% al Centro-nord e sale al 70,5% al Sud. 

Per il 46,8% degli intervistati, più di un’impresa su quattro versa in uno stato di grave difficoltà economica, percentuale che scende al 39,5% al Centro-nord e sale al 61,7% al Sud. 

In merito agli ammortizzatori sociali il 57,7% degli intervistati dichiara che almeno il 25% delle imprese clienti vi ha fatto ricorso, percentuale più alta al Centro-Nord (58,3%) rispetto al Sud (55,6%). 

Dal sondaggio emerge lo scarso ricorso, e la scarsa conoscenza, delle procedure di composizione della crisi da sovraindebitamento che la legge 3/2012 può offrire tramite gli organismi di composizione della crisi (Occ). Un problema secondo Valeria Giancola, consigliere nazionale delegato alla materia del sovraindebitamento, che sottolinea il ruolo chiave che i commercialisti possono svolgere per far conoscere questi strumenti. Secondo Giancola, però, «È necessario lavorare affinché gli istituti previsti dalla normativa sul sovraindebitamento vengano fortemente semplificati per favorirne il concreto utilizzo». 

(Fonte: Sole24ore 30/06/2021 e Ricerca della Fondazione Nazionale dei Dottori Commercialisti)

 

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